San Benedetto da Norcia

San Benedetto nasce a Norcia intorno al 480, all’indomani della caduta dell’Impero Romano di Occidente, nell’epoca travagliata delle guerre tra Goti e Bizantini, segnata da carestie, massacri e deportazioni e dalla contrapposizione religiosa tra cattolicesimo romano e arianesimo.
Di nobile famiglia, si reca a Roma per compiervi gli studi ma a diciassette anni si ritira in una grotta nei pressi di Subiaco insieme alla sua vecchia nutrice, appoggiandosi saltuariamente ad una vicina comunità di frati. Maturando l’idea di una vita religiosa dedita alla meditazione solitaria, lascia la nutrice e si ritira in una grotta presso il monte Teleo dove vivrà in eremitaggio per tre anni.
Ben presto però la sua fama di santità non rimane nascosta, attirandogli numerosi discepoli. Fu richiesto come abate da una comunità di monaci di Vicovaro: esperienza che si rivelò negativa tanto che fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica. L’invidia di un prete del luogo lo indusse però ad abbandonare anche Subiaco e a recarsi a Cassino, dove fondò intorno al 529 la celebre abbazia.
È qui che Benedetto, nel 540 circa, compose la sua Regola ispirandosi alla tradizione monastica precedente: i Padri del deserto, Cassiano, Basilio, Agostino e, probabilmente, la Regola Magistri. Egli combinò l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell’intenzione di fondare una scuola al servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso.
In questa regola, umana e saggia sintesi del Vangelo, egli organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una corale celebrazione dell’Opus Dei, cioè della liturgia quotidiana, dando nuova e autorevole sistemazione alla precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci , l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio dei monaci, all’epoca piuttosto diffuso, e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la carità reciproca e l’obbedienza all’abate, quale padre amoroso e cardine di una famiglia bene ordinata. La vita del monaco benedettino è scandita dall’alternanza di preghiera e lavoro (secondo il celebre motto ‘ora et labora’), sostenuta dalla lectio divina, la meditazione della Parola di Dio.
Secondo la tradizione, Benedetto morì a Montecassino il 21 Marzo del 547, quaranta giorni dopo la scomparsa della sorella Scolastica. I Dialoghi riferiscono che egli spirò in piedi, con le braccia alzate in preghiera verso il cielo, mentre benediceva la sua comunità. Nel 1964 è stato proclamato da papa Paolo VI Patrono d’Europa. Da allora la sua festa viene celebrata nella chiesa romana l’11 Luglio, mentre la chiesa ortodossa ne celebra la ricorrenza il 14 marzo.

Comunità Monastica

Bet'el

Chi siamo

Betel è una piccola comunità monastica che, in ascolto dello Spirito e con semplicità di cuore, si è posta alla ricerca di Dio e che in risposta alla sua chiamata, ha scelto di camminare umilmente con Lui secondo la sua promessa, nell’obbedienza al Vangelo, sulle orme dei santi Padri che li hanno preceduti, nel cuore della città, nella Chiesa, tra gli uomini.

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La comunità

La comunità e l’amore fraterno stanno al cuore della vita monastica. Nella loro sostanza di dono hanno il loro inizio nel Signore che per primo chiama, fonda e giustifica lo stare insieme.

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Preghiera e liturgia

La recita della salmodia, nella sua alternanza di silenzio e di ascolto, scandisce le ore della giornata e immette la lode che risuona nel tempo nella lode che risuona incessantemente nell’assemblea della Gerusalemme celeste.

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News e agenda

Il volto dell’uomo che incontriamo è l’icona di Cristo che contempliamo. Questo fa del monastero uno spazio aperto, accogliente e carico d’amore, luogo di una presenza agli uomini fatta di amicizia e di rapporti semplici, autentici e liberanti.

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San Benedetto da Norcia

San Benedetto nasce a Norcia intorno al 480, all’indomani della caduta dell’Impero Romano di Occidente, nell’epoca travagliata delle guerre tra Goti e Bizantini, segnata da carestie, massacri e deportazioni e dalla contrapposizione religiosa tra cattolicesimo romano e arianesimo.
Di nobile famiglia, si reca a Roma per compiervi gli studi ma a diciassette anni si ritira in una grotta nei pressi di Subiaco insieme alla sua vecchia nutrice, appoggiandosi saltuariamente ad una vicina comunità di frati. Maturando l’idea di una vita religiosa dedita alla meditazione solitaria, lascia la nutrice e si ritira in una grotta presso il monte Teleo dove vivrà in eremitaggio per tre anni.
Ben presto però la sua fama di santità non rimane nascosta, attirandogli numerosi discepoli. Fu richiesto come abate da una comunità di monaci di Vicovaro: esperienza che si rivelò negativa tanto che fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica. L’invidia di un prete del luogo lo indusse però ad abbandonare anche Subiaco e a recarsi a Cassino, dove fondò intorno al 529 la celebre abbazia.
È qui che Benedetto, nel 540 circa, compose la sua Regola ispirandosi alla tradizione monastica precedente: i Padri del deserto, Cassiano, Basilio, Agostino e, probabilmente, la Regola Magistri. Egli combinò l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell’intenzione di fondare una scuola al servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso.
In questa regola, umana e saggia sintesi del Vangelo, egli organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una corale celebrazione dell’Opus Dei, cioè della liturgia quotidiana, dando nuova e autorevole sistemazione alla precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci , l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio dei monaci, all’epoca piuttosto diffuso, e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la carità reciproca e l’obbedienza all’abate, quale padre amoroso e cardine di una famiglia bene ordinata. La vita del monaco benedettino è scandita dall’alternanza di preghiera e lavoro (secondo il celebre motto ‘ora et labora’), sostenuta dalla lectio divina, la meditazione della Parola di Dio.
Secondo la tradizione, Benedetto morì a Montecassino il 21 Marzo del 547, quaranta giorni dopo la scomparsa della sorella Scolastica. I Dialoghi riferiscono che egli spirò in piedi, con le braccia alzate in preghiera verso il cielo, mentre benediceva la sua comunità. Nel 1964 è stato proclamato da papa Paolo VI Patrono d’Europa. Da allora la sua festa viene celebrata nella chiesa romana l’11 Luglio, mentre la chiesa ortodossa ne celebra la ricorrenza il 14 marzo.

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